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"Non le darň istruzioni né le farň raccomandazioni... Dovrŕ soltanto riferire obiettivamente quello che ha visto, raccontare quello che ha vissuto in prima persona e ripetere ciň che in Polonia le č stato ordinato di dire su coloro che vivono lŕ e negli altri paesi occupati d'Europa": con questo viatico il premier Sikorski mandň Jan Karski a informare gli Alleati di ciň che stava accadendo agli ebrei nel suo paese e di come i polacchi non avessero mai smesso di lottare. Unitosi alla Resistenza nel 1939, il giovane ufficiale della riserva era stato incaricato di tenere i collegamenti fra lo Stato segreto polacco, e gli organi ufficiali del governo in esilio a Londra. Oltre a svolgere temerarie, Karski aveva compiuto un'impresa inaudita: era riuscito a infiltrarsi nel ghetto di Varsavia e nel campo di transito di Belzec e, fatto ancora piů inaudito, a uscirne indenne, deciso a denunciare al mondo le atrocitŕ commesse dai nazisti. Porterŕ in effetti la sua testimonianza diretta ai grandi della terra, incluso il presidente Roosevelt, ma per motivi politico-strategici il suo appello non verrŕ raccolto né avrŕ seguito: non gli resterŕ, nel 1944, che affidarlo a questo libro. Dimenticato nel dopoguerra in ragione dei nuovi assetti politici mondiali, Karski sarŕ riscoperto e intervistato dal regista Claude Lanzmann per il celeberrimo "Shoah" (1985), che darŕ l'avvio alla seconda fase della sua missione: ricordare l'indifferenza degli Alleati di fronte al consumarsi del genocidio.
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